Il tema dell’ottava edizione di Libri Come è Confini. Una parola che racchiude in sé molti significati e che è possibile declinare sotto vari aspetti: politici, geografici, generazionali, linguistici, immaginari. In un momento storico in cui nel mondo si è tornati ad alzare muri e la libertà d’espressione è vista come un elemento critico, affrontare questo tema è ancora più urgente. Per questo ho chiesto ad alcuni scrittori italiani che saranno presenti all’Auditorium qual è la loro idea di confine e quali sono gli autori o i libri che sentono di consigliare. Da oggi inizierò a pubblicare le loro risposte.
Ma prima – me lo concederete – da lettore sento l’esigenza di citare alcune opere che fanno parte della mia libreria e dire cosa suscita in me la parola Confini. Io mi immagino una fila di scrittori che si tengono per mano; non seguono una linea retta ma formano curve, angoli, si allargano e si stringono a loro piacimento. Chi li vedesse dall’alto potrebbe avere l’impressione di osservare una muraglia, eppure c’è così tanto spazio tra loro; chiunque riuscirebbe a passare. Come mai? Semplice. Perché la letteratura è sconfinata.
“La cartografia dell’Europa è il frutto delle possibilità del piede umano, degli orizzonti che ci può far percepire”. (George Steiner)
“Il Mediterraneo non è solo geografia. I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo”. (Predrag Matvejevic)
“Ogni incontro con l’altro è un indovinello, qualcosa di ignoto se non addirittura segreto”.(Ryszard Kapuscinski)
“La conoscenza ha solo due fonti, la ragione e l’esperienza, entrambe alla portata di tutti”.(Tzvetan Todorov)
“Se i padroni di questo mondo avessero letto un po’ di piu’, sarebbero un po’ meno gravi il malgoverno e le sofferenze che spingono milioni di persone a mettersi in viaggio”. (Iosif Brodskij)
“Ogni generazione si crede destinate a rifare il mondo. La mia, però, sa che non potrà riuscirci. Ma il suo compito forse è più grande. Consiste nell’impedire che il mondo si sfasci”. (Ernesto Sabato)