Questo sorta di “piccolo almanacco dell’infamia e del disincanto”, come lo definisce l’autore, è una prelibatezza per il palato dei lettori della ‘Biblioteca di letteratura inutile’, una delle collane più gustose del panorama editoriale italiano. Permunian, scrittore autentico e ahimè poco conosciuto al grande pubblico, ha riversato in questa raccolta una selezione di scritti che spaziano dai ricordi (“gli unici viaggi che mi appassionano sono quelli tra le pareti della mia mente”) alle ossessioni (“non faccio che parlare dei morti”), dalla malinconia per lo sfacelo delle cose, che lo rende a tratti crepuscolare, a quella polvere dell’infanzia che diede il titolo a uno dei suoi libri migliori. Tra le sette sezioni dell’opera compare un memorabile passaggio sul funerale di Sergio Quinzio (“l’unica persona con il quale riuscivo a parlare dei morti come se fossero ancora vivi”), mentre in ‘Penne e pennini’ Permunian tratteggia da par suo Umberto Eco, Giorgio Manganelli e la letteratura contemporanea (“Roba cotta e stracotta, da buttare subito al macero o in un letamaio”)
Il rapido lembo del ridicolo – Francesco Permunian
