Manifesto incerto vol. 2 – Frédérik Pajak

Maurice Blanchot sosteneva che un libro, per quanto frammentario, ha un centro d’attrazione e chi scrive lo fa perché desidera, e al tempo stesso ignora, questo centro. Nella serie ‘Manifesto incerto’ di Frédéric Pajak – un’opera in nove volumi che sfugge ai canoni per la sua ibridazione tra memoir, autobiografia, saggio, illustrazione – il centro oscilla tra il desiderio di Pajak di analizzare la vita e il pensiero di grandi artisti (in questo secondo libro ci sono, tra gli altri, Walter Benjamin, André Breton, Edward Hopper, ma è protagonista anche la città di Parigi) con la necessità di affrontare gli episodi dolorosi della sua vita (l’elemosina chiesta tra i boulevard, la perdita del padre da giovanissimo). Il capitolo ‘Uno spesso sipario sul cielo di Germania’, in cui affronta l’infanzia e il rapporto suo e di Benjamin con il padre, è il centro blanchottiano. Poi c’è l’oggetto libro: un’edizione magnifica, su carta ruvida, con i disegni a china. Ecco, le parole non possono dire l’esperienza che si prova toccandolo, annusandolo, restando a osservare ammirati la bravura di Pajak.

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