Dialoghi da una libreria antiquaria romana /2

bessarione“Eh insomma manco Totti c’avemo più”. “Già”. “Me viè ancora da piagne”. “Parliamo di libri che è meglio dai”. “Ma che meglio…me viè da piagne uguale”. “Perchè?”. “Non li vole più nessuno i libri”. “Ma se vedo sempre n’sacco de gente qui”. “Vengono a chiacchierà”. “Ogni tanto però comprano”. “Sempre de meno. So finiti i tempi del cardinale Bessarione”. “Chi?”. “Bessarione, quello che donò a Venezia la sua biblioteca”. “Non lo conosco”. “Mo te leggo la lettera che scrisse nel 1468 al doge Cristoforo Moro…la tengo nel cassetto…aspè…ecco senti che roba: ‘I libri vivono, discorrono, parlano con noi, ci insegnano, ci ammaestrano, ci consolano, ci fanno presenti ponendole sotto gli occhi cose remotissime della nostra memoria”. “Aveva ragione Bessarione”. “Aspè senti come finisce…’senza i libri saremmo tutti rozzi e ignoranti, non avremmo conoscenza alcuna delle cose umane e divine; la stessa urna che accoglie i corpi, cancellerebbe anche la memoria degli uomini”. “Molto bella”. “E invece mò i libri li buttamo, la gente preferisce magnasse ‘n gelato”. “Aò so più triste de quando so arrivato..”. “Te l’ho detto che era mejo parlà de Totti…”.

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