“Insomma com’è andata a Trieste?”. “Benissimo, è una città meravigliosa, cammini e ti senti dentro la Storia”. “Eh lo so, piace tanto anche a me. Ma sei annato alla libreria de Saba?”. “Sì, ma era chiusa”. “Peccato, me la ricordo vent’anni fa, ‘no spettacolo”. “Immagino”. “Saba ce voleva morì lì dentro”. “Ah sì?”. “L’ha scritto nel Canzoniere…aspè mo te leggo er pezzo…ecco: ‘Una strana bottega d’antiquariato s’apre, a Trieste, in una via secreta. Vive in quell’aria tranquilla un poeta. Dei morti in quel vivente lapidario la sua opera compie, onesta e lieta, d’Amor pensoso, ignoto e solitario. Morir spezzato dal chiuso fervore vorrebbe un giorno; sulle amate carte chiudere gli occhi che han veduto tanto'”. “Bello”. “Sì. Me piacerebbe morì così pure a me”. “Dai che sei ancora giovane. E poi Saba è morto malato in una clinica”. “Invece io morirò de rabbia a vedè Roma allo sbando”.