Un romanzo gioiello è ‘1913’ di Florian Illies

macke la passeggiataBannernewsletter_Thumbdi Alessandro Melia

In questi giorni, ho scoperto ‘tra la folla’ un autentico gioiello: ‘1913 – L’anno prima della tempesta’ (Marsilio) di Florian Illies, scrittore e storico dell’arte. Per tutte le 285 pagine Illies ci prende per mano e ci conduce nel 1913, facendoci scoprire, mese per mese, l’anno che avrebbe plasmato il Novecento. Berlino, Parigi, Monaco e Vienna erano la frontiera della modernità. La letteratura, l’arte, la musica sono al massimo livello e risplendono nella vita delle persone, rendendole immortali. C’è Kafka che soffre. Soffre per la sua amata Felice Bauer, destinataria del suo amore epistolare, soffre perchè vuole scrivere ma è continuamente interrotto dalla famiglia, dalle malattie, dal lavoro. C’è Sigmund Freud che lavora alla teoria del parricidio ed è in disputa con Carl Gustav Jung, che annota i suoi sogni in un libro rilegato in cuoio rosso. C’è Thomas Mann la cui omosessualità è stata svelata con ‘La morte a Venezia’. C’è Rainer Maria Rilke che non riesce a scrivere poesie e si lagna: “Vedere gente mi fa male”. Ci sono Stalin e Hitler a Vienna che si incrociano senza conoscersi. Il primo studia la questione della nazionalità in una camera degli ospiti, il secondo dipinge acquerelli in un dormitorio pubblico. C’è l’amore folle di Oskar Kokoshka per Alma Mahler. C’è la vita dissoluta del poeta George Trakl. C’è Picasso che vive la sua crisi peggiore: il padre è morto, il cane è morto, la compagna è moribonda. Ma ci sono anche Rodin, Matisse, Chagall, Klimt, Duchamp, c’è Ludwig Wittgenstein, Virginia Woolf, Robert Musil, Bertold Brecht. Il libro è appassionante e questo è solo uno dei tanti meriti di Florian Illies, che invece di raccontarci la storia in modo didascalico, snocciola aneddoti che fanno risplendere i personaggi descritti. L’azione è più interessante della spiegazione. Leggiamo ‘1913’ come fosse un romanzo e al tempo stesso scopriamo storie che non conoscevamo. Quando poi abbiamo finito di leggerlo, viene voglia di approfondire quegli aspetti che più ci hanno colpito. Se a scuola i professori si mettessero a spiegare la letteratura o la storia in questo modo, forse l’Italia non sarebbe all’ultimo posto della classifica dei paesi Ocse per capacità linguistiche ed espressive.

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