di Alessandro Melia
Soffri di reumatismi? Leggi Marcovaldo di Italo Calvino. Hai la febbre? Prova con un giallo di Agatha Christie. Sei agorafobico? Tranquillo, lo era anche Alessandro Manzoni, tanto che dall’età di 38 anni evitò di uscire di casa se non accompagnato, come racconta Natalia Ginzburg ne ‘La famiglia Manzoni’. Questi ‘rimedi letterari per ogni malanno’ – come recita il sottotitolo – sono contenuti nel manuale ‘Curarsi con i libri’ (Sellerio) di Ella Berthoud e Susan Elderkin, fondatrici di un servizio di biblioterapia con la School of Life di Londra. L’edizione italiana del volume, uscito contemporaneamente in vari paesi d’Europa, è curata dallo scrittore Fabio Stassi e alla fiera della piccola e media editoria di Roma è stato tra i più venduti.
Questo libro ha tre meriti. Il più importante di tutti è inoculare il morbo della lettura. Saltando da un disturbo all’altro, infatti, scopriamo le vicende e i personaggi di opere che non abbiamo letto, vengono svelati aneddoti, biografie, ed è facile che ci si appunti i titoli che hanno suscitato in noi la curiosità. Anche solo per scoprire se poi, una volta letti, abbiamo superato i disturbi di cui soffriamo. L’importanza di leggere è il tasto su cui ha battuto anche lo stesso Fabio Stassi durante la presentazione del volume a ‘Più libri più liberi’. “C’è un dato che ripeto sempre perchè stupefacente- ha detto- In Italia si legge tredici volte in meno che in Corea del Sud. Sembra assurdo ma è così”. Leggere, quindi, sopra ogni cosa. Poi c’è l’effetto della biblioterapia, molto apprezzata nei paesi anglosassoni e poco conosciuta da noi. Alcuni giorni fa il Corriere della Sera ha dedicato un dossier a questa cura, spiegando che il meccanismo con cui il libro ‘guarisce’ è nella capacità di aprire la mente. Se la sofferenza fisica o psicologica porta all’isolamento, il libro ci connette con il mondo, consentendoci di identificarci con i personaggi descritti e capire meglio i nostri problemi. E’ importante però sottolineare che questo riguarda la lettura di narrativa. Nulla a che vedere con i manuali di self-help, che al contrario possono avere effetti collaterali. Leggere e guarire, dunque. E siamo a due meriti. Ce n’è un terzo: quello di farci sperimentare questo metodo di guarigione – che possiamo diffondere con il semplice passaparola – con altri libri che ci sembrano più adatti al disturbo di cui soffriamo, o di ricordarci quelli che abbiamo già letto e che ci hanno trasmesso il loro effetto benefico. Nel mio caso le poesie di Auden, Brodskij, Szymborska o il saggio di Pierre Hadot ‘Esercizi spirituali e filosofia antica’ (Einaudi), un vero libro-farmaco.
In ‘Curarsi con i libri’ ci sono poi due tipi di elenchi. Il primo è dedicato a chi soffre dei disturbi della lettura. Si va dall’acquisto compulsivo di libri (cura: investire in un lettore di e-book), desiderio di sembrare colti (cura: ecco dieci romanzi per fingersi dei letterati), tendenza a leggere invece di vivere (cura: mettere in pratica qualche lezione di vita imparata dai romanzi), avere un partner che non legge (cura: convertirlo oppure mollarlo). Il secondo è l’elenco dei dieci migliori romanzi da leggere a seconda dell’età e delle situazioni: quando si ha un raffreddore, per abbassare la pressione, per coprire qualcuno che russa, al gabinetto. Non si capisce il motivo che ha spinto il critico Antonio D’Orrico a definire questo libro su ‘Sette’, il magazine del Corriere della Sera, “inutile e anche irredimibilmente idiota”. Eppure a guardare le classifiche dei libri più venduti, spesso oggetto di attenzione da parte di D’Orrico, di libri meno meritevoli di questo se ne trovano a bizzeffe.