di Alessandro Melia
Prendete tre pittori, uno reale (Mark Rothko) e due sognati. Immaginate che un filo invisibile lungo oltre settecento anni unisca le loro vite, intrecciandole alla storia di un giovane scrittore (Bocanegra), che nel momento più tragico della sua vita decide di affidarsi alla parola, proponendosi di scrivere “un libro luminoso, che lo strappi dal sentiero oscuro in cui è caduto e lo riconcili con il suo dolore”. Un libro che è un inno alla pittura, che, proprio come fa la letteratura, ci conduce nella bellezza e ci consola, liberandoci “dalla tristezza di un mondo in cui la dignità umana viene crocifissa ogni giorno”. Perchè la bellezza è quell’esperienza che placa ogni nostra ansia e ci fa provare, anche solo per un istante, la pienezza dell’esistenza. La bellezza dovrebbe essere la nostra aspirazione quotidiana. Questo il messaggio racchiuso ne ‘La luce è più antica dell’amore‘ (Marcos Y Marcos), l’ultimo romanzo di Ricardo Menéndez Salmon, uno degli scrittori spagnoli più amati in patria, ma poco conosciuto in Italia. Ed è un peccato, perchè leggere Menéndez Salmon significa entrare in contatto con il “sottosuolo” dell’essere umano, con quegli aspetti, anche filosofici, a cui spesso non pensiamo o che ci sembrano lontani, ma che permeano la nostra esistenza.
Tzvetan Todorov, in uno dei suoi saggi più noti, ‘La bellezza salverà il mondo’ (titolo che riprende la frase pronunciata dal principe Myskin nel romanzo ‘L’Idiota’ di Dostojevskij), prendendo ad esempio le vite di Oscar Wilde, Rainer Maria Rilke e Marina Cvetaeva, si interroga sul senso più profondo della loro esperienza per chiedersi in cosa consista davvero una vita bella. L’obiettivo dichiarato è scoprire il segreto dell’arte della vita. E qual è il segreto? “Mettere a frutto le capacità intellettuali di cui si dispone, dedicarsi agli altri, lavorare il proprio giardino, preparare la cena o giocare con un figlio.– scrive Todorov-Aspirare alla pienezza nella propria vita non significa dichiarare incurabilmente mediocre l’esistenza quotidiana e inventarne un’altra al suo posto, ma vuol dire imparare a illuminarla dall’interno, saperla rendere sia più netta sia più piena”. Esattamente ciò che dirà Bocanegra quando, a sessantanove anni, farà il suo discorso in occasione della vittoria del premio Nobel. Ma Todorov ci spiega anche che “la bellezza di un paesaggio, di un incontro, di un’opera d’arte non rinvia a qualcosa che si trova al di là di queste cose, ma consente di apprezzarle in quanto tali. E’ questa sensazione di abitare pienamente ed esclusivamente il presente che ci dimostra come la nostra esistenza non scorre invano, è diventata più bella e ricca di significato”. Ed è questo il concetto (di bellezza) che attraversa il romanzo di Menéndez Salmon. E’ ciò che sente Pierre Roger de Beaufort davanti al dipinto di una Vergine barbuta del pittore Adriano de Robertis. Siamo nell’anno 1350 e de Beaufort è stato spedito dal Papa per oscurare quel dipinto. De Robertis va in esilio, ma sotto quella macchia color calce nel castello di Sansepolcro pulserà la sua bellezza ribelle. Quando Mark Rotkho, secoli dopo, vede quella macchia da vicino, intuisce una censura abominevole. E’ il 1959 e Rothko scioglie un contratto milionario a New York, gridando l’indipendenza dell’artista contro i nuovi padroni. Un altro pittore, Vsevolod Semiasin, che da giovane aveva preso ordini da Stalin su cosa deve dipingere un artista, molti anni dopo nel castello di Sansepolcro, vede da una crepa nel muro l’ovale della Vergine barbuta. E’ un lampo, ma ha l’evidenza di una verità tradita.
Menéndez Salmon, inoltre, dissemina il romanzo di rimandi e citazioni, come già aveva fatto ne ‘Il correttore’, che insieme a ‘L’offesa‘ e ‘Derrumbe’ compone una particolare ‘trilogia del male’ esplicitato in tre sue manifestazioni: la guerra, la paura, la menzogna. L’influenza di Dostojevskij è evidente, così’ come le letture di Albert Camus, Franz Kafka, Thomas Bernhard (sono citati ‘Antichi Maestri‘ e ‘Il nipote di Wittgenstein) e Friedrich Nietzsche. Sullo sfondo, infine, ci sono la luce e l’amore. La luce, intangibile, indefinita, “nata prima che l’intelligenza dell’uomo potesse comprenderla, e che esiste indipendentemente dal fatto che esista un soggetto che la contempli”. E c’è l’amore, che semplicemente “accade, come il mare e le meteore. L’amore è un fenomeno siderale; l’amore è una pugnalata nella schiena; l’amore è”.